Ciao a tutti!
Sono Francesco, nuovo arrivato nel forum. Per presentarmi, vi racconto questa storia.
Circa dieci anni fa, sono passato da un rifrattore Auriga, doppietto acromatico da 80 mm, ad un rifrattore Meade apocromatico da 7 pollici. Come già facevo con l’Auriga, ho cominciato a testare il potere risolvente del Meade su stelle doppie strette. Con l’Auriga ero già abituato a vedere il disco di Airy circondato dagli anelli di diffrazione, e sono rimasto deluso che attraverso il Meade le stelle apparissero come dei ricci di mare luminosi, anche se la risoluzione sembrava buona. Mi sono affrettato ad imparare lo star test, dall’ottimo libro di H. R. Suiter, esercitandomi sia su stelle reali che su stelle artificiali. Ho anche utilizzato la versione pocket dell’Aberrator, di Cor Berrevoets, che permette di simulare molto bene gli effetti del seeing e anche vari difetti dell’ottica, per imparare a riconoscerli. Mi sono reso conto di come un grande obbiettivo ingrandisca anche i difetti atmosferici, cosa che non notavo con l’80 mm. Dal Suiter ho anche imparato l’uso delle viti e dei grani di regolazione che stanno sul lato frontale dell’obbiettivo, e a costruirmi un oculare Cheshire per normalizzare l’obbiettivo all’asse del tubo ottico. Il Pocket Aberrator mi ha aiutato a scoprire nelle lenti un modesto grado di LHS (Low Spherical Aberration, 3rd) e di HSA (High Spherical Aberration, 5th). A questo bisogna rassegnarsi, perché questi sono difetti di molatura delle lenti, non più recuperabili.
A questo punto, avrei dovuto accontentarmi dell’aggiustamento dell’obbiettivo sull’asse ottico col Cheshire e pensare a divertirmi.
E invece cominciai a rodermi col sospetto della presenza di coma.
E qui entra in scena una persona eccezionalmente brava in ottica telescopica.
Non ricordo come entrai in contatto con Mauro Meco (FOCAS, Firenze), un appassionato astrofilo dalla prima adolescenza, ammiratore e allievo del prof. Righini di Arcetri. Lui mi spiegò come fosse possibile agire sulla posizione dell’anello spaziatore che si trova fra le due lenti del doppietto (il Flint ed il Crown) e, grazie al profilo convesso del Crown, rendere parallele le due lenti in tutti i punti ed eliminare la coma. Ci sono tre grani sullo spessore laterale esterno della cella dell’obiettivo, a 120° l’uno dall’altro, e agendo su ciascuno alternativamente con chiavi a brugola si fa slittare l’anello fra le due lenti finchè, controllando un’immagine stellare, la coma non sparisce. Veramente, trovai due grani in ogni foro, e decisi di eliminare quelli in eccesso che impedivano la manovra, ma anche così non si riusciva a far muovere l’anello spaziatore. Mauro mi suggerì di smontare la cella e darci un’occhiata dentro. Ero semplicemente terrorizzato dal pensiero! Lui però fu così preciso, calmo e dettagliato nello spiegarmi tutti i passaggi dell’operazione, che mi tranquillizzò e mi convinse a tentare (Mauro era stato in passato un tecnico Meade per l’Italia, e conosceva i telescopi Meade meglio delle sue tasche…!).
Quando cominciai a smontare la cella dell’obbiettivo, scoprii che la descrizione di Mauro e ogni suo suggerimento erano perfetti allo scopo, e arrivai felicemente a liberare le lenti. Finalmente scoprii che le due lenti erano saldamente appiccicate fra loro da un giro di nastro americano sui bordi, e che il disco spaziatore era impiastrato fra loro. Inoltre, i grani pigiavano sulla dura corteccia di nastro ed erano assolutamente incapaci di muovere l’anello spaziatore. Evidentemente la Meade aveva voluto assolutamente legare le mani di un possibile inesperto utente, ma così si perdeva una bella fetta di divertimento e di training. A questo punto, il suggerimento di Mauro fu di eliminare completamente il nastro adesivo, e lasciare che i grani entrassero in contatto con l’anello spaziatore, il quale non più impiastricciato sarebbe stato libero di muoversi sotto la loro spinta. Seguii il consiglio e rimontai la felicemente cella. Poi imparai la metodica di “accordare lo strumento prima di ogni suonata”. Cioè, ad ogni sessione di osservazione, oltre a fare il puntamento polare, fare anche lo star test, controllo della coma e aggiustamento dell’anello spaziatore. Ben resto mi stancai di fare questo aggiustamento ogni volta che mi mettevo al telescopio, e non capivo perché l’obbiettivo non conservasse a lungo l’aggiustamento. Va bene: stress termico, dilatazione del vetro e dei metalli possono dissestare tutto, ma non poi così spesso e facilmente!
A dire la verità, il nastro non fu eliminato totalmente, ma sostituito da uno più leggero e sottile (nastro isolante), necessario perché quando si riavvita ls ghiera di tenuta della cella, l’O-ring di gomma sotto ad essa può trascinare attorno, per attrito, il Flint (la lente esterna del doppietto) scollimandolo dal Crown e rovinando tutto l’assemblaggio, con grosso danno all’immagine. Naturalmente, l’anello spaziatore, per quanto in maniera più leggera e flessibile, si veniva a trovare di nuovo “incollato” tra le due lenti e dal nastro isolante. Di nuovo i grani premevano sul nastro isolante, e l’elasticità del nastro poteva tirare fuori posto l’anello ad esso incollato ad ogni sbalzo termico. Specialmente in mancanza del secondo grano in ogni foro, che poi Mauro mi ha detto essere il “blocco” dei grani di regolazione!
Lo scorso febbraio riaffrontai l’impresa di disassemblare e riassemblare daccapo la cella, con lo scopo di liberare l’anello spaziatore dal nastro di tenuta delle due lenti.
L’idea era di rivestire l’anello spaziatore col retro non adesivo di una sottile striscia di nastro, per cui la parte adesiva del nastro di tenuta delle due lenti sarebbe stata “neutralizzata” in corrispondenza dell’anello, che sarebbe risultato libero. Inoltre, in corrispondenza dei punti di contatto dei grani regolatori, ho lasciato tre finestrelle senza nastro per permettere il contatto diretto dei grani sull’anello. In questo modo l’anello sarebbe rimasto libero da adesioni e tensioni, tranne che dall’azione dei grani regolatori. Ho dovuto ripetere tre volte l’operazione, col relativo smontaggio e riassemblaggio della cella, prima di arrivare all’optimum. Inoltre, ho rimesso al loro posto i grani di bloccaggio dei grani regolatori.
Risultato: ho dovuto correggere la coma solo due volte in sei mesi, ed il lavoro di correzione è semplice e veloce perché l’anello risponde in maniera decisa e fine all’azione dei grani. Con i grani di blocco in sede, la regolazione è stabile anche con escursioni termiche dai 40°C ai 12°C, e lo star test mostra sempre dischi di Airy rotondi circondati da alcuni anelli di diffrazione circolari e regolari (secondo il Suiter, il loro numero e spessore dipende dalla LSA e HSA di cui ho detto sopra).
Altri capitoli di questa storia saranno la descrizione del mio sito di osservazione, l’uso di una video camera DMK21AU618 per l’imaging, e l’elaborazione delle immagine con Registax (freeware sempre di Cor Berrevoets).
Il mio commento su questa storia: pochi difficili passi avanti in molti anni…, lo attribuisco alla mia scarsa comunicatività e condivisione. Questo è il principale motivo per cui ho deciso di entrare nel Forum!
Francesco
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Re: Mi presento: Francesco
Benvenuto Francesco
Ho messo un po di tempo per leggere tutta la presentazione che riporta alla memoria i bei tempi di una volta, in cui si "autoapprendeva" e si leggevano riviste (poche al tempo) e testi.
Sicuramente inserirsi in una network permette di fare passi più rapidamente e ne sono esempio alcuni degli amici qui sul forum; la rete oggi permette di rendere più semplificata la curva di apprendimento.
Per le stelle doppie mi sa che ne riparleremo visto che qualche lavoro va rispolverato, anzi esorto gli amici a inserirsi in questo filone interessante per vari aspetti, oltre il solo potere di separazione.
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Re: Mi presento: Francesco
Ho conosciuto personalmente i lsig.Mauro...bellissima persona!
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Re: Mi presento: Francesco
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