Antonello, approfondendo anche la questione matematica alla base di tutto, ti confermo che prima del deblurring, con qualunque metodo lo si faccia, va usata una convoluzione gaussiana con un raggio piccolo (es. 0.6 che corrisponde ad una azione su un gruppo di pixel 5*5 o 0.8 che corrisponde circa ad un 9*9 o 11*11). Quindi grazie del consiglio che mi ha spinto a cercare la motivazione matematica alla base di tale fondamento.
Partendo da un Giove con seeing 6/10 al massimo, basso (oltre meridiano) e con tele poco acclimatato (e forse leggermente scollimato), ho preso un set IR-R-G-B e fatto elaborazione convenzionale e elaborazione secondo il criterio di seguito espresso:
- Gauss(Conv)
Algoritmo LR (Deconv)
Gauss (Conv)
Unsharp Mask
Denoise
- Test del nuovo percorso di elaborazione
aldilà di fare dei tentativi, quello che manca in astrofotografia planetaria (o meglio nei tools che abbiamo) è la possibilità di trovare una sorgente che possa fungere da riferimento per l'identificazione della PSF. Inoltre ed ancora, aldilà dell'esito immediato attraverso una preview, quello che non si può fare in nessun programma e la determinazione corretta del Kernel di dimensioni appropriate...
Insomma, gli strumenti che abbiano sono comodi e va bene...ma esiste un modo matematico che potrebbe consentirci di ottenere un miglior focusing attraverso l'azione della L-R...per non parlare di altri sistemi adattivi quali quelli a massima entropia, etc.
Mi sono fatto un grande studio che dura da un pò su tali metodi più all'avanguardia dei wavelets e devo solo dire che in funzione del tipo di sorgenti che studiamo nel planetario questi sistemi più si calano nella realtà dei fatti.
Ho un bel pò calcato la mano nel LR e nei wavelets...l'obiettivo era anche quello di vedere la convergenza del risultato verso la produzione dei medesimi artefatti o no...
Insomma un vero spasso.
Sarebbe da provare su immagini con seeing a 9-10/10 (cosa che non capiterà mai almeno qui da NOI).
Saluti
Armando
